Chiesa del Corno

chiesa cornoIl 25 aprile 1806 un decreto del viceré Eugenio di Beauharnais, che ordina la soppressione di tutte le chiese e oratori non parrocchiali, porta alla chiusura della chiesa di San Vito, di quella del Corno e di altre quattro chiese di Bussolengo. Tutte vengono avocate al Demanio. La reazione della popolazione però consente una revisione degli effetti del decreto e così il 6 settembre dello stesso anno la municipalità di Bussolengo invita il cappellano don Domenico Simeoni a recarsi il giorno successivo, domenica, alla chiesa di San Vito, farla riaprire e celebrarvi la Messa.

Più laboriosa risulterà la riapertura della chiesa del Corno la quale, essendo di proprietà privata, non solo è sottoposta a incameramento ma a successiva vendita. Questo evento è all’origine di uno stravolgimento di rapporti tra la popolazione e la sua antica chiesa. La famiglia Benassuti, che ne è diventata proprietaria, nel 1876 affida a don Giuseppe Montresor, designato dal vescovo mons. Luigi Canossa, rettore della chiesa di San Giovanni Battista al Corno Basso, l’uso gratuito della canonica e del suo arredamento.

Da questo momento la chiesa del Corno usufruisce della presenza stabile di un sacerdote mentre ne è priva la chiesa di San Vito sempre soggetta alla parrocchia di Bussolengo. Ne consegue che la chiesa di San Vito perde il suo antico significato di chiesa di riferimento per la popolazione e di fulcro attorno al quale si è sviluppata la storia del “Mantico”. Ora le due chiese risanate restano mute testimoni di una identità culturale, umana e spirituale in parte smarrita. Quella che un tempo era una piccola curtis nata nel bosco intorno a uno spazio sacro è divenuta un borgo popoloso, attivo e bello ai margini di un fiume che non si vede e di una città che non si sente, porta ancora il nome di San Vito come la sua vecchia chiesa sul ciglio della strada ove il bosco non c’è più.